In hospice, 2010

Le vite si incontrano quasi per caso
talvolta una stanza di pareti arancioni
quasi un riflesso di ramati capelli
ho bussato, permesso
in silenzio soppeso una vita smagrita

Occhi protesi in cerca del mondo
ti gira attorno e non riesci a fermarlo
mi chiedi che sia, ti dico che pensi?

Gambe rigonfie non reggono il peso
di un corpo sfinito da pensatore,
scorri col dito un nodo e poi l’altro
gonfie mele mature attendono il crollo
il tuo, assieme al loro

Occhi protesi in cerca di sostegno
lo hai attorno e non riesci ad afferrarlo
mi chiedi che fare, ho solo un girello.

Tua madre silente raccoglie bende e amarezza
impasta incredulità e rabbia, protezione ed accuse reciproche
vi siete toccati, come due amanti privi di iniziativa
parlate un linguaggio che non dice, parole per il tempo che passa

Occhi protesi verso l’esterno
lo hai attorno ma non riesci a raggiungerlo
mi chiedi che fare, dovrei dirti di rinunciare.

Elenchi i problemi del giorno a memoria
scrivo la lista come fosse la spesa
tu guardi fuori, io il tuo corpo
siamo due ciechi che fissano il vuoto
annotiamo considerazioni e nascondiamo segreti

Occhi protesi verso l’ignoto
lo hai attorno e ne senti il suo peso
mi chiedi cos’è. Oggi non voglio rispondere.
Tanto hai capito.

Non avrò liste della spesa quando sarà tempo
non avrai elenchi da chiedere
ci sarà solo il silenzio.
Il nostro. E la presenza.

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