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La nascita e i primi momenti di sviluppo dell’approccio palliativo al morire e alla cura dei morenti sembra essere intrecciato con le radici del moderno sistema di protezione sociale. Le più antiche strutture conosciute, riconducibili a quello che viene oggi considerato “hospice”, possono però essere fatte risalire al V secolo d.C., quando una matrona romana, discepola di San Gerolamo, diede vita in Siria ad un ostello destinato ai viandanti, ai malati ed ai morenti di ritorno dall’Africa. Gli hospitia conobbero una consistente diffusione nel corso del VI secolo quali luoghi ove applicare i principi cristiani di assistenza al prossimo. Nel XI, XII, e XIII secolo, soprattutto in Palestina, vennero costituiti numerosi hospitia dai Cavalieri Ospitalieri dell’Ordine di S. Giovanni con l’obiettivo primario di garantire un rifugio a coloro i quali avevano preso parte alle Crociate. Durante il Medioevo gli hospitalia erano in grado di fornire ricovero ed ospitalità a viandanti, mendicanti, malati e pellegrini, un luogo di rifugio per persone sole, tra cui malati inguaribili e i morenti.

Dopo il Rinascimento gli hospice scomparvero, per ricostituirsi solo verso la metà dell’Ottocento con la nascita dell’Our Lady’s Hospice di Dublino, la struttura più similare agli hospice contemporanei, destinata al ricovero di malati gravi ed economicamente indigenti. È verso la fine del 1800 che, grazie alla raccolta fondi scaturita da un appello pubblicato sul “Times”, venne costruito ed inaugurato il primo luogo espressamente dedicato al ricovero dei malati terminali: l’Hostel of Good.

Cicely Saunders

Cicely Saunders

Il “movimento hospice” è il risultato di decenni di lavoro condotto nell’assistenza ai malati terminali, sviluppata soprattutto in ambito anglosassone, statunitense e britannico; a dimostrazione di ciò, tra la fine del 1800 e il 1967 vennero fondati in Gran Bretagna, in Irlanda e negli Stati Uniti diversi centri dedicati alla cura dei malati terminali.

Simbolicamente si fa risalire l’inizio delle Cure Palliativa al 1967, quando Cicely Saunders, diede vita al St. Christopher’s Hospice, a Sydenham (Londra): intitolato al patrono dei viaggiatori, il St. Christopher’s era (ed è tutt’oggi) un luogo in cui l’attenzione principale, non potendo più focalizzarsi sulla guarigione, si rivolgeva alla qualità dell’ultima parte della vita dei pazienti, attraverso cure studiate appositamente per limitarne la sofferenza e i disturbi più invalidanti.

Le basi del St Christopher’s Hospice

Il moderno hospice, sviluppato sul modello inglese, vide la diffusione anche presso altri paesi come il Canada, gli Stati Uniti e l’Australia. Solo in seguito si ebbe un’ulteriore espansione all’interno del più ampio panorama europeo. In una terza fase, poi, alcune realtà pionieristiche vennero realizzate anche in Asia, in Africa e nel Sud America, facendo divenire quello degli hospice e delle Cure Palliative un fenomeno affermatosi su scala mondiale, grazie anche a istituzioni pubbliche e private, che hanno contribuito nel tempo a sviluppare una disciplina medica specifica (ad oggi riconosciuta come tale in alcuni Paesi: se in Inghilterra esiste una vera e propria Specialità, in Italia, dall’anno 2013 è riconosciuta la “Disciplina in Cure Palliative“).

Lady Diana al St Joseph’s Hospice, 1985

Bibliografia

  • WikiPedia
  • Casale C, Calvieri A, Le cure palliative in Italia: inquadramento storico, Medic Journal Campus, 2014; 22(1): 21-26

Leggi la storia delle Cure Palliative in Italia

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