I primi servizi italiani di Cure Palliative si costituirono inizialmente ad opera di associazioni di volontariato/non-profit, avvalendosi di infermieri e medici (prevalentemente rianimatori, anestesisti e oncologi), i cosiddetti “pionieri delle Cure Palliative”, che diedero vita ad ambulatori dove venivano praticate terapie mirate per lo più al controllo del dolore. Sono i professionisti del dolore che, abdicando al “lavoro istituzionale del Servizio”, scelgono di occuparsi di questa professione nascente: il medico palliativista.

Le Cure Palliative e la medicina palliativa non costituiscono negli anni ’80 una specialità medica: i professionisti coinvolti nell’assistenza sono spesso specialisti di altre discipline, “prestati” alle cure palliative dopo aver acquisito “il corpo di conoscenze” necessario contestualmente ai primi percorsi formativi esterni all’ambito universitario.

Ventafridda - Fonte: simpascuola.org

Ventafridda – Fonte: www.simpascuola.org

In Italia le Cure Palliative si sviluppano agli inizi degli anni Ottanta, su iniziativa del professor Vittorio Ventafridda, allora direttore del Servizio di Terapia del Dolore dell’Istituto Nazionale per la Ricerca e la Cura dei Tumori di Milano, dell’ingegnere Virgilio Floriani, fondatore dell’omonima Associazione e di un’organizzazione di volontari, la sezione milanese della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.

In queste prime esperienze prevalse il modello domiciliare anziché quello dell’assistenza residenziale: l’hospice Virgilio Floriani, presso l’Istituto Nazionale Tumori di Milano, nacque infatti solo nel 2006, sempre grazie alla partnership con la Fondazione Floriani. Nasce cosi il “modello Floriani” che ha come base operativa l’ospedale, ma con l’obiettivo di espandersi sul territorio mediante l’attività di équipe domiciliari, creando un’integrazione tra ente pubblico e privato. In contemporanea nel nostro Paese nascevano realtà simili grazie all’attività di organizzazioni no-profit e la nascita delle prime Unità di Cure Palliative.

Il progressivo processo di sensibilizzare le Istituzioni sulla necessità di interventi di vasta portata socio-assistenziale e di cure specifiche ha portato alla seconda metà degli anni Novanta, quando sono state emanate le prime normative regionali e nazionali per disciplinare la materia. È a partire dalla triennalità 1998-2000 che, tra gli obiettivi del Piano Sanitario Nazionale, sono presenti iniziative atte a “migliorare l’assistenza erogata alle persone che affrontano la fase terminale della vita”. Una risposta razionale e politicamente efficace ha condotto all’emanazione della Legge 39/99, che ha delineato il quadro organizzativo delle Cure Palliative, avviando il processo di diffusione degli hospice in Italia.

L’altro momento fondamentale per lo sviluppo delle Cure Palliative in Italia è stato il riconoscimento che le Cure Palliative rientrano nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), per cui lo Stato e le Regioni, a partire dal 2001, “devono fornire gratuitamente alla popolazione un modello assistenziale in rete, garante della qualità di vita e della dignità della persona”.

Prima rilevazione ufficiale HospiceL’esperienza italiana ha trovato nell’assistenza domiciliare la principale sede di realizzazione delle Cure Palliative, a differenza di altri Paesi dove, per via di differenti condizioni economiche, organizzative e di cultura dei servizi sanitari, sono stati creati numerosi hospice sul territorio.

Ultimo elemento importante nelle storia italiana delle Cure Palliative è la legge 38/2010, che ha sancito il diritto per ogni cittadino all’accesso alle Cure Palliative ed alla cura del dolore considerato in tutte le sue forme. I diritti sanciti da tale legge sono validi per tutte le persone in ogni regione, per le quali è previsto l’obbligo di monitoraggio sia per le Cure Palliative che per la terapia del dolore.

BIBLIOGRAFIA

  • WikiPedia
  • Casale C, Calvieri A, Le cure palliative in Italia: inquadramento storico, Medic Journal Campus, 2014; 22(1): 21-26
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